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Il capo della Protezione Civile e l’allerta in Toscana: «È la gente che deve modificare le abitudini a rischio»

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Il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio sull’alluvione in Toscana dice che ora è il momento dell’emergenza: «Dobbiamo collaborare e fare rete». Successivamente arriverà quello della «prevenzione tecnica» per i fiumi e per il rischio idrogeologico. Ma poi arriverà quello della «rivoluzione culturale tra i cittadini». Che non devono «adottare comportamenti a rischio durante le alluvioni». In un’intervista a La Stampa Curcio punta il dito su quanto fatto notare anche dal climatologo Luca Mercalli: ovvero che i morti si potevano evitare: «Quello che si può fare è una migliore educazione delle persone per evitare i morti che sono quasi sempre dovuti a un errato comportamento. Se le dicessi che domani c’è allerta rossa, lei cosa farebbe? Non lo saprebbe. Serve un manuale di comportamento».

L’allerta rossa e arancione

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha quantificato in mezzo miliardo di euro i danni dell’alluvione. Ieri ancora forti piogge sul territorio, ma la perturbazione è ormai passata. In serata a Campi Bisenzio è tornata l’elettricità. Secondo Curcio il problema non riguarda la sola regione: «L’Italia, purtroppo, è un territorio fragile. Abbiamo spesso costruito dove non si doveva. Il 94% dei Comuni, ovvero 7.400 centri, è a rischio di alluvioni, frane, erosioni costiere. C’è troppa cementificazione selvaggia e il territorio ci restituisce ciò che abbiamo creato con eventi disastrosi che si stanno intensificando. Il cambiamento climatico è una realtà da affrontare, ma lo è altrettanto la fragilità del nostro territorio». Anche Mercalli ricordava che dopo l’alluvione di Firenze la Commissione De Marchi raccomandò di smettere di costruire nelle zone a rischio. Senza risultati.

Il cambiamento climatico

A proposito di cambiamento climatico, Curcio dice che i negazionisti «sbagliano. Basti pensare che in quest’ultima alluvione in Toscana le stazioni pluviometriche hanno registrato una quantità di pioggia più del doppio di quella monitorata in passato. Dobbiamo quindi fare i conti con questo aspetto». Ma il problema, secondo Curcio, è prima di tutto culturale: «L’altro giorno ho sentito in tv un uomo intervistato che diceva: “Quando la pioggia è aumentata sono sceso in garage a spostare l’auto”. Ebbene non c’è nulla di più sbagliato di quel comportamento. A quel cittadino è andata bene ma spesso si muore proprio scendendo in garage o rimanendo al piano terra». Ovvero facendo l’esatto contrario di quello che impongono le regole in caso di allerta.

“Io non rischio”

Per il capo della Protezione Civile «occorre una campagna di sensibilizzazione che parta già dalle scuole per progredire anche ad altri livelli. Tipo un’informazione in televisione che educhi il cittadino ad assumere comportamenti non a rischio. Abbiamo già intrapreso una campagna pubblicitaria intitolata “Io non rischio” destinata ai 600 Comuni più a rischio idrogeologico. Il ministro della protezione civile Nello Musumeci ha predisposto un volantino, un fumetto, destinato agli alunni delle scuole medie. Informare e abituare le persone a non mettersi in situazioni di pericolo, insomma, è fondamentale. Mi rendo conto che si tratta di processi lunghi, che hanno bisogno di tempi di maturazione. Ma sono essenziali».

Gli interventi tecnici

Invece dal punto di vista tecnico ci vogliono «attività come la cura degli alvei, l’analisi dei confluvi per evitare i cosiddetti “fiumi tombati” dove l’acqua trasborda fuori dal regolare corso. Non si deve neppure trascurare l’aspetto del reticolo idrogeologico: dove scorre un fiume e con quale portata? Come si rapporta con le abitazioni? Bisogna conoscere bene il territorio e procedere con la realizzazione di vasche di estensione e la ridefinizione dei corsi d’acqua». Mentre la polemica sui colori dell’allerta non regge: «A parte il fatto che ora siamo in fase di emergenza e abbiamo altre priorità, ci tengo a precisare che il nostro sistema è all’avanguardia a livello mondiale. In ogni caso se il sistema dei colori è migliorabile possiamo discuterne e ragionarci insieme alle Regioni. Ma penso si sbagliato ritenere quello dei colori il problema principale di un’alluvione. Sono molto più determinanti gli interventi da attivare nella prevenzione tecnica e nella sensibilità della gente che deve modificare abitudini a rischio».

L’evacuazione

Curcio spiega che la protezione civile «ha evacuato 1.200 persone perché l’allarme era ancora alto. E, ci tengo ad evidenziarlo, il sistema ha funzionato, grazie anche alla collaborazione con i vigili del fuoco e con molte sezioni della protezione civile di tante Regioni che sono venute in Toscana a dare una mano. Tanto per fare degli esempi sono arrivati da Piemonte, Valle D’Aosta, Lazio, Campania, Umbria, Marche e Basilicata. Altrettanto preziosa è stato, inoltre, l’impegno dei volontari della protezione civile, sia nazionali sia territoriali: circa 1.500 persone addestrate ad intervenire in situazioni di emergenza».

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